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martedì 29 novembre 2011


Al Sud il credito soffre "Urge potenziare i Confidi"

busetta
9 novembre 2011 - Spread e credit crunch. Espressioni anglosassoni che indicano rispettivamente la differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi, e la stretta creditizia operata dalle banche.Termini che, nel corso dell’attuale bufera economico-finanziaria, preoccupano perché misurano un sempre più basso livello di liquidità monetaria. Una situazione che, soprattutto nel Meridione, acuisce le difficoltà delle medie e piccole imprese. Ma, ferme restando le caratteristiche ‘strutturali’ di questa crisi dalla quale, a detta degli esperti, non si uscirà nemmeno nel 2012, quali sono stati gli errori che hanno determinato questo stato di fatto? E quali soluzioni applicare per venirne fuori?
È stato il tema dibattuto nell’incontro dedicato ai problemi del credito, svoltosi ieri a Palermo, nella Sala Rossa di Palazzo dei Normanni, nell’ambito delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, la manifestazione organizzata dalla Fondazione Curella e dal Diste Consulting, quest’anno giunta alla quarta edizione.

Il convegno, cui hanno partecipato anche i direttori d’area dei più importanti gruppi bancari nazionali, ha preso spunto dalla presentazione del volume ‘Il mercato del credito. Dal Locale al Globale’, a cura dall’economista Pietro Busetta, presidente della fondazione.
Le analisi raccolte nel libro, scritte da diversi studiosi italiani di economia e finanza, esaminano anche gli effetti delle concentrazioni bancarie sul debole tessuto produttivo del Meridione. Ciò che emerge, ha sottolineato Busetta, è come “la Banca d’Italia abbia scompaginato del tutto la realtà creditizia del Mezzogiorno”. Il massiccio accorpamento di istituti di credito, attuato in quest’ultimo decennio, ha fatto uscire di scena istituzioni storiche come il Banco di Sicilia, la Cassa di Risparmio, il Banco di Napoli, per inseguire l’obiettivo di un sistema bancario più efficiente e capace di erogare prestiti meno onerosi per famiglie e imprese. Secondo Busetta, però, “è ormai chiaro che questa operazione non è riuscita a raggiungere i risultati programmati. Lo dimostrano l’aumento del razionamento del credito e delle sofferenze bancarie e la diminuzione del rapporto tra impieghi e depositi.”.
L’errore di fondo di Bankitalia, ha sottolineato lo studioso, “è stato ritenere che per razionalizzare il modo di ‘fare banca’, bisognasse agire sul numero e la struttura degli intermediari creditizi. Ciò che in realtà occorreva, invece, era intervenire sulla domanda del credito, abbassandone i costi”.
Adesso, la soluzione indicata dagli economisti e vista con favore anche dagli esponenti del mondo bancario per fronteggiare l’attuale riduzione di liquidità nel sistema creditizioè il potenziamento dei confidi, le cooperative di garanzia costituite dalle piccole e medie imprese per agevolare il loro accesso al credito e, nel contempo, coprire le banche dai rischi di insolvenza delle aziende finanziate, mediante fidejussioni.
Ma un nuovo approccio al mercato creditizio urge anche da parte delle stesse banche . E’ quanto sostiene Bernardo Medina, vicecapo Area del Monte dei Paschi di Siena: “Gli istituti bancari, ormai, non possono più limitarsi a assegnare prestiti basandosi solo sulle garanzie offerte dall’imprenditore, ma devono entrare direttamente nel business e nei programmi di sviluppo delle aziende, trasformandosi in veri e propri organi di consulenza”.
Sul fronte dei finanziamenti per le Pmi siciliane, non tutte le concentrazioni bancarie hanno però prodotto risultati negativi. “Per Unicredit Sicilia, i crediti a medio-lungo termine ammontano al 58% dell’erogato complessivo per le aziende”, ha specificato il direttore esecutivo del gruppo, Salvatore Malandrino. Dall’inizio dell’anno al 31 ottobre, abbiamo registrato un incremento degli impieghi alle imprese del 4,5 per cento”.
L’integrazione del Banco di Sicilia in Unicredit, ha continuato, “si è inoltre tradotta anche in nuove opportunità per le aziende dell’Isola. Un esempio, è stato il recente workshop a Palermo tra circa 100 imprese siciliane selezionate dal gruppo bancario nel settore agroalimentare e 45 importatori della Polonia”. Un’iniziativa dalla quale sono scaturiti parecchi nuovi contratti di export e che, ha ricordato Malandrino, sono stati il risultato della collaborazione con la banca Pekao, uno dei principali istituti di credito dell’Europa orientale.
E’ toccato poi all’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao presentare gli ultimi rilievi dell’Osservatorio sul credito. L’analisi semestrale conferma le difficoltà della situazione economica della Sicilia:” le sofferenze delle banche con sede nell’Isola hanno fatto registrare un aumento rispetto ai primi 6 mesi del 2010, passando dal 5,41% al 6,72 per cento“.
In leggero incremento anche i tassi su mutui e prestiti, che sull’Isola continuano comunque a risultare superiori al dato nazionale: il 7,52%, contro il 5,31% dell’Italia.

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